Francesco Paolo Figliuolo innesta la marcia più alta e porta a pieni giri il motore della macchina vaccinale. A partire dal 3 giugno “si darà alle Regioni la possibilità di aprire a tutte le classi di età”, annuncia il commissario straordinario all’emergenza nel corso della sua visita in Umbria. Saranno utilizzati tutti i punti di somministrazione “compresi quelli aziendali”. Una mossa possibile grazie al cospicuo numero di dosi in arrivo, circa 20 milioni, e al via libera dell’Ema per la somministrazione del siero Pfizer anche per la fascia di età 12-15 anni. Un’approvazione arrivata dopo che i dati – spiega l’Agenzia europea del farmaco – hanno dimostrato “una risposta immunitaria simile o migliore rispetto ai giovani adulti” e nessun problema dal punto di vista della sicurezza. L’Aifa, tramite il presidente Giorgio Palù, fa sapere che “recepirà l’autorizzazione”. L’ok è previsto in calendario per lunedì e Figliuolo si dice pronto a iniziare.
“Gli adolescenti nel piano li avevo già previsti a marzo. Siamo in grado di procedere anche su questa classe, dai 12 ai 15, circa 2 milioni e 300 mila ragazzi”, argomenta. Una novità che potrebbe essere una svolta “pensando alle riapertura delle scuole a settembre”, la sottolineatura del ministro della Salute, Roberto Speranza che ne ha parlato anche in un colloquio con il collega dell’Istruzione, Patrizio Bianchi. L’apertura della campagna vaccinale a tutte le fasce di età potrebbe essere un passo decisivo per arrivare alla cosiddetta immunità di comunità. “Quando arriveremo a vaccinare la fascia di età 20-40 anni, quelli che hanno maggiori contatti, potremmo arrivare a una protezione indiretta anche dei non vaccinati”, la spiegazione di Giovanni Rezza, direttore generale della prevenzione del ministero della Salute. Nel frattempo però bisogna anche completare la vaccinazione della popolazione più anziana e della categorie fragili. In questo campo la strategia di Figliuolo è quella di “procedure a chiamata attiva”. Ovvero andare a “intercettare” la parte di popolazione che ancora manca all’appello perché “è quella che può finire in ospedale o in terapia intensiva”.
A frenare la tabella di marcia però potrebbe arrivare un’adesione scarsa da parte della fascia di età più giovane. “I trentenni, rispetto agli over 40, 50 e 60, si stanno prenotando molto meno”, l’allarme lanciato da Guido Bertolaso, consulente della Regione Lombardia. Una tendenza che, se confermata nel tempo, potrebbe diventare un impedimento da non sottovalutare nella road map preparata da Figliuolo.