Seguici su

Savoia: citato in giudizio lo Stato Italiano

Cronaca

26 Gennaio 2022

I Savoia, eredi del re Vittorio Emanuele II, negli ultimi giorni sono al centro di una discussa causa legale. Infatti, la famiglia reale ha citato in giudizio lo Stato Italiano. Motivo di tale decisione, è la restituzione dei gioielli della corona.

L’oro dei reali

I Savoia hanno deciso di fare causa allo Stato Italiano, in quanto nei caveau di Bankitalia vi sarebbero dei gioielli che appartengono alla corona.

La famiglia reale, tramite i propri legali, ha infatti dichiarato che tali gioielli, a differenza di altri beni, non sarebbero stati confiscati ai Savoia ma solo depositati. Il valore ammonterebbe a svariati milioni di euro, in quanto, la collezione comprende: diademi, orecchini e collier con oltre seimila brillanti e duemila perle.

Stando quindi, a quanto dichiarato dai legali, questi beni essendo solo depositati appartengono di fatto alla famiglia reale. I gioielli della Corona, sono custoditi nella Banca Centrale dal 5 giugno 1946, tre giorni dopo il referendum che sancì la caduta della monarchia.

Savoia: “Quei gioielli sono nostri”

I Savoia, hanno dichiarato: “Quei gioielli sono nostri e, in quanto beni personali, abbiamo diritto a riaverli”. A muovere tale discussione, sono stati in particolar modo, il principe Vittorio Emanuele e le principesse Maria Gabriella, Maria Pia e Maria Beatrice, eredi di Umberto II.

I reali, citeranno in giudizio la presidenza del Consiglio, il ministero dell’Economia e la Banca d’Italia. La tesi dei Savoia, è già stata respinta dallo Stato che ha fatto saltare l’ultimo tentativo di mediazione svoltosi proprio in queste ore.

Gli eredi del re però non vogliono sentire ragioni. Infatti, nel centro di Roma, in via degli Scipioni, a qualche chilometro da Montecitorio, hanno deciso di rispolverare tutti i documenti che attestano la proprietà dei gioielli appartenuti alla corona oltre 76 anni fa.

I motivi dei legali

La mediazione tra le parti, vede da un lato i rappresentanti della Banca d’Italia e dall’altra il principe Emanuele Filiberto, presente in qualità di delegato del padre Vittorio Emanuele e delle zie, con il loro avvocato Sergio Orlandi.

Secondo quest’ultimo, i Savoia hanno diritto alla riapertura di quei caveau e alla restituzione dei gioielli, in quanto all’epoca vi fu “una prospettazione di incostituzionalità”. Infatti, secondo il legale, in quel documento del 5 giugno 1946, “si affidavano in custodia alla cassa centrale, per essere tenuti a disposizione di chi di diritto, gli oggetti preziosi che rappresentano le cosiddette gioie di dotazione della Corona del Regno”.

Lo Stato italiano ha già bocciato questa richiesta. Infatti, un primo tentativo per riavere i gioielli custoditi in via Nazionale era stato fatto in maniera formale lo scorso novembre. Ma già allora aveva ricevuto il diniego di Bankitalia. I Savoia, però, sono decisi ad andare fino in fondo per riavere quei 6.732 brillanti e duemila perle, di diverse misure, montati su collier, orecchini, diademi e spille. 

Lo scontro non si è di certo concluso, ma sta di fatto, che quello custodito da Bankitalia, può essere ritenuto l’ultimo ex-patrimonio della famiglia Savoia.


-->