“Levammece sta maschera, dicimme ‘a verità” cantava Roberto Murolo, sulle note di Rodolfo Falvo e le parole di Marco Fusco. E la verità è che non c’è più maschera che tenga, neanche nella notte di Carnevale, il Napoli non può più nascondersi, né tantomeno essere nascosto. Non basterebbe una luna per eclissarlo. L’andata degli ottavi di Champions ha confermato le nostre sensazioni intorno agli azzurri: possono tutto.
Era una squadra temibile l’Eintracht, campione della piccola Europa, esperta in campo internazionale, uscita indenne dal girone di ferro della Champions 2022/23 (Marsiglia, Tottenham, Sporting Lisbona). Da ieri non è altro che l’ennesima vittima del tornado azzurro che si sta abbattendo sul Vecchio Continente. I tedeschi sono stati spazzati via come fossero una selezione di un’altra categoria. Se c’è una maschera ancora, è calata su un risultato bugiardo. Il 2 a 0 sta stretto agli azzurri come una S a Mike Tyson.
Il Napoli ha sbancato – ed è il caso di dirlo – il Deutsche Bank Park e mettendo in cassetta di sicurezza la qualificazione ai quarti (risultato mai raggiunto prima nella storia, e mai stato così vicino). L’estratto conto recita due reti fatte, zero subite, un rigore fallito, un gol annullato, e un rosso procurato, tra l’altro addebitato a Kolo Muani – il più forte degli altri che mancherà il ritorno. Saldo positivo alla Elon Musk.
Vittoria, si, ma soprattuto facce consapevoli, distese, entusiaste, determinate, via la maschera della disperazione che troppe volte in passato è stata indossata nelle notti da leoni. Il Napoli scambiava miagolii per ruggiti, oggi il rumore dei nemici nemmeno lo sente più. Ha gestito l’Eintracht e l’Europa come un mangiafuoco, sapeva potesse bruciare, così come era sicuro di governarla. Un esame di diritto privato è diventato un esame del sangue.
Ha fallito dagli undici metri, dicevamo. Lo ha fatto Kvaratskhelia, su rigore conquistato dal boogieman delle difese Osimhen (35’). L’ha calciato a mezz’aria il georgiano, Trapp ha indovinato l’angolo, spinto tanto e l’ha preso. La distanza tra rigore sbagliato e rigore parato è spesso ingannevole. L’ex numero uno del PSG gli ha negato poi, nella ripresa, ancora la soddisfazione della rete chiudendogli lo specchio dopo un primo controllo falso.
L’aveva preparata bene, come a scuola, la partita l’Eintracht. Squadra corta con due linee di pressione, andata a vuoto la prima, ci si ricompattava per chiudere gli spazi. Uomo su Lobotka, spinta a destra, dove Olivera ha sofferto nei primi minuti. Il Napoli ha capito il momento del match, quello era lo scoglio da superare mantenendo il sangue freddo. Ha concesso poco o nulla, nel frattempo che Lobotka si liberasse della gabbia in cui l’avevano rinchiuso come un Houdini sul fondo del mare.
Giù la maschera, o ciak si gira. È cambiato registro e anche festività, arrivavano le ceneri per i tedeschi. È arrivato il rigore, di cui dicevamo, dopo un palo colpito da Lozano (MVP della serata), che poco dopo, servito da un tracciante di Lobo, si è involato in campo aperto e ha servito Osimhen. Era un pallone da “buttami dentro”, il nigeriano l’ha solo pigiato (40’). Pochi secondi dopo il duo si è ripetuto, dagli spalti chiedevano il bis. Azione fotocopia, tutto uguale, tranne i millimetri di vantaggio del centravanti mascherato sul difensore: fuorigioco.
Al 58esimo rosso per Kolo Muani di rabbia e cartellino. Entrataccia su un Anguissa granitico. Piede a martello, si, ma sanzione severa, per chi ha negli occhi ancora il calcio di una volta. Non c’era cattiveria, ma ça va sans dire, i canoni odierni non permettono “scontro”, dunque resta giusto. In dieci l’Eintracht ha temuto di fare nottata a raccogliere l’acqua. Il Napoli è stato clemente. Ha raddoppiato con Di Lorenzo e ha sfiorato il terzo, ma non ha infierito. Troppi tifosi hanno comprato il biglietto del ritorno, perché concedergli solo una sgambata?
Il 2 a 0 però va raccontato. Sulla trequarti carezza di Anguissa al pallone per premiare l’inserimento di Kvaratskhelia, questo controlla d’interno girando in veronica su sé stesso e serve di tacco Di Lorenzo alle sue spalle. Il Capitano da fuori controlla e piazza basso sul secondo palo. Champagne, ottavi bagnati, ottavi fortunati. Tacchetti nei quarti, dove senza maschera, nessuno vorrà incontrare questo Napoli.