Union Berlino-Napoli La trasferta di Champions è stato l’ennesimo test per questo Napoli sotto esame, direttamente diramato dal patron azzurro. 3 gare per capire se questa squadra con le cure di casa De Laurentiis potesse guarire le ferite sanguinanti di inizio stagione. In Germania gli azzurri escono con una vittoria, ma con la consapevolezza di non aver fatto la miglior partita di sempre come sottolineato anche dai giocatori a fine gara. “Importante è la vittoria”. Questa la frase di Garcia dentro gli spogliatoi, perché si sa nel calcio quando le cose non vengono fatte bene bisogna solo vincere per allontanare i fantasmi.
Spettri che nella gara fredda e piovosa, ma soprattutto difficile contro l’Union hanno fatto capolino sul prato di gioco anche in maniera continuativa. Il Napoli soprattutto nella prima frazione è stata nemica di se stessa, con una manovra di gioco quasi assente e a tratti impantanata nel fango. Difesa e contropiede questo impone il calcio del mister francese. Che in questa circostanza ha funzionato, ma nel calcio oltre alle circostanze dettate anche dall’avversario ci vogliono le idee. La rosa azzurra, permette a tutti di poter fare il meglio possibile in campo, muovendo le pedine come da etica spesso il risultato ottimale della scorsa stagione non cambia.
Il cielo è azzurro sopra Berlino, ma non troppo per il Napoli
Un Napoli galleggiante quello viste nelle ultime uscite, tenuto vivo dalle intuizioni dei singoli, piuttosto che alla fantasia tattica del mister e il suo staff. Pura gestione quella di Garcia, ancor dipiù dopo l’insediamento di ADL a CastelVolturno. Scelte poche, responsabilità tante visto che il primo a pagare se con il Milan non si dovesse fare risultato o una prestazione di livello sarebbe proprio Garcia. A Berlino si salva solo l’anima vispa di una squadra, un gruppo unito in tutte le sue forme. Ma che ad oggi è orfana delle sue certezze più profonde. In Germania ci ha pensato un Italiano, adesso è un francese sotto esame nel doversi adattare e conquistare per restare saldo sulla panchina come dopo la partita.
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